Gay & Bisex
Minchia signor tenente|
di Beaudenuit
17.01.2024 |
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"Appena entrati mi prese per mano e mi condusse verso una stanza che era il saloncino, mi fece accomodare sul divano e mi chiese cosa volessi da bere..."
Avevo ormai ripreso coscienza della mia prepotente omosessualità, avevo circa 38 o 39 anni, cazzi ne avevo presi già parecchi, ma ancora non avevo molta dimestichezza con i “luoghi gay”, anzi non ne avevo affatto. Avevo sentito dire che esistevano diversi locali dove ci si poteva mostrare gay senza timore. Uno di questi era al centro di Roma, (non ricordo bene la via) e decisi di provare. Pantaloni elasticizzati aderentissimi che modellavano il mio culetto e camicia leggera, entrai timidamente e mi trovai subito in un ambiente accogliente con una musica gradevole di sottofondo. Andai al bancone e ordinai una birra. Intanto mi guardavo intorno, confesso che non capivo bene chi fosse gay e chi no. Certamente non potevo aspettarmi che ce l’avessero scritto in fronte. Ero nuovo del posto quindi mi aspettavo che qualcuno, incuriosito, mi si avvicinasse con intenti "evidenti", ma non succedeva.
Dopo circa mezz’ora però entrò qualcuno che non faticai a riconoscere, nonostante fossero passati vent’anni, aveva soltanto i baffi in più: era uno dei miei tenenti della caserma, dove avevo fatto il militare, a L’Aquila. Ricordo che all’epoca lo ammiravo molto, pur non avendo pensieri “sessuali” nei suoi confronti.
Si avvicinò al bancone e ordinò qualcosa. Mi lanciò un’occhiata distratta ma evidentemente non mi riconobbe, allora pensai di avvicinarmi
“Buonasera signor Tenente” gli dissi con un sorriso.
Lui mi guardò interrogativamente, capivo che cercava di ricordare, allora lo aiutai, dissi il mio cognome alla maniera militare: “Artigliere B… Daniele, Compagnia ***. Batteria Comando Servizi di Reggimento, incarico Radiofonista. Comandi!”
Lui rise e alla fine mi riconobbe.
“Ma sì, cazzo, ora mi ricordo, ma sarà stato vent’anni fa”
“Eh sì, all’incirca”
“E che ci fai qui?”
“Sinceramente è la prima volta che entro in questo bar; a quanto dicono dovrebbe essere un locale per gay”
“Beh, non necessariamente.Tu sei gay?” mi chiese con l’espressione più naturale del mondo
“Sì, ma quando ero sotto le armi ero, per così dire, in stand-by” sorrisi e lui con me
“Effettivamente in caserma chi lo è in genere cerca di nasconderlo per non passare dodici mesi d’inferno”
“No, veramente non è per questo, ma è una storia lunga che non è il caso di raccontarle ora”
“Sai, invece l’estate di qualche anno fa capitò in caserma un ragazzo che da subito ebbe la pessima idea di rivelare apertamente le sue tendenze. Fu oggetto di episodi di nonnismo e di omofobia veramente pesanti, tanto che il Colonnello decise di proporne al Comando Regionale il congedo anticipato. In attesa però non lo si poteva far dormire in camerata e quindi liberammo una stanzetta degli attrezzi, che era vicina agli alloggi degli ufficiali, e ci piazzammo una brandina.
Una sera, verso le dieci, sentii bussare alla mia porta, che di solito non chiudevo, e dissi avanti. Entrò lui con una vestaglietta corta e leggera, si avvicinò al mio letto e mi disse papale papale ‘signor tenente posso tenerle compagnia?’. Lì per lì mi sorprese, ma devo ammettere che il suo aspetto femmineo, i lineamenti del viso delicati e la sua pelle liscia come quella di una donna mi turbavano. Tanto che, senza rispondere, alzai il lenzuolo che copriva il mio corpo nudo e lo invitai con un gesto eloquente ad entrare nel mio letto. Restò con me tutta la notte e fu un sesso stupendo, la sua bocca era velluto puro ed il suo culetto rotondo più accogliente di una fica. Dopo la bocca presi il suo culo e gli sborrai dentro, poi ci addormentammo. Mi svegliò alle due di notte succhiandomi il cazzo. Lo scopai una seconda volta sborrandogli nuovamente nel culo. Poi gli dissi di tornarsene nella sua cameretta perché non volevo che ci trovassero insieme al mattino. Nei giorni successivi venne da me altre due o tre volte, ma scoprii, parlando con gli altri, che quando non veniva da me andava da altri ufficiali la puttanella. E venimmo a sapere che anche durante il giorno si appartava con i militari in qualche anfratto della caserma e si faceva scopare alla grande. Allora cominciammo a organizzare delle seratine in cui ce lo scopavamo in quattro o cinque noi ufficiali e sottufficiali, con suo grande piacere. Purtroppo dopo circa un mese e mezzo gli arrivò il congedo. Devo confessarti però che scoparmi quel ragazzo mi eccitava e mi appagava in maniera sublime e mi ha fatto conoscere il piacere di fare sesso con un gay”
Intanto, con il mio tenente, eravamo seduti ad un tavolo e quello che mi raccontava mi metteva addosso voglie che potete immaginare.
“Beh” gli dissi “devo dire che invidio un po’ quel ragazzo, perché personalmente trovo che fare sesso con più maschi insieme è un’esperienza entusiasmante”
“Lo hai fatto già?”
“Sì, molte volte, e solo una volta l’esperienza fu negativa”
“Io posso raccontarti l’esperienza dal lato opposto, quando scopavamo quel ragazzo in tre o quattro la cosa mi provocava un piacere in più, quando lo vedevo pieno di cazzi la visione mi eccitava, mi masturbavo con gran piacere e appena si liberava bocca o culo approfittavo”
“Allora siamo in sintonia signor tenente” dissi scherzando, poi cambiai discorso
“Ma lei è ancora nella carriera militare?” gli chiesi
“Sì, ora sono capitano e sono di stanza qui a Roma, al Comando Divisione, oltretutto qui ho la casa che era di mio nonno, proprio qua vicino, al centro di Roma”
“Ora vorrei farle una domanda un po’ indiscreta, posso?”
“Certo, dimmi”
“Considerato quello che mi ha detto devo supporre che è in questo bar proprio per cercare, come dire… una preda?” ero un po’ imbarazzato a chiederglielo, ma mi interessava troppo.
Lui sorrise e mi rispose con un’altra domanda
“Di’ la verità, in realtà mi stai chiedendo se sono interessato a te da quel punto di vista, se la preda potresti essere tu?”
Io feci un sorriso e solo un timido cenno di assenso”
“Sì, mi interessi e molto, e devo dire che, senza avere all’epoca nessun sospetto di omosessualità né da parte tua né mia, eri uno dei ragazzi che mi piaceva di più perché spiccavi fra la massa, eri colto, spiritoso e simpaticamente rompicoglioni”
Scoppiai a ridere, mentre dentro di me si facevano strada le solite sensazioni pre-sesso.
“Senti, che ne dici di andare a casa mia ora e continuare la chiacchierata?” mi disse.
“Certo, mi sembra la giusta conclusione della serata no?”
Era curioso che io fossi portato ancora a dargli del lei, ma la cosa mi divertiva e immaginavo che nei “giochi sessuali” coi quali probabilmente sarebbe continuata la serata, poteva essere un elemento accattivante”
“Le dispiace se continuo a darle del lei signor capitano?” gli dissi mentre ci avviavamo a casa sua.
“No, no, d’altro canto io sono sempre il tuo ufficiale e tu la recluta che deve obbedire a qualunque ordine” lo disse con evidente malizia e quel termine “obbedire” già preannunciava per me il ruolo che più mi piace.
La sua casa era elegante e spaziosa, con un ingresso dove affacciavano tutte le stanze, ben concepita per essere una vecchia casa. Appena entrati mi prese per mano e mi condusse verso una stanza che era il saloncino, mi fece accomodare sul divano e mi chiese cosa volessi da bere. Chiesi solo un bicchiere d’acqua. Me lo portò e si sedette sul divano a fianco a me, mi mise una mano su una coscia, aspettò che bevessi, poi subito dopo si avvicinò con le labbra alle mie. Ci baciammo con trasporto e lui cercò i miei capezzoli attraverso la camicia leggera.
“Alzati in piedi!” mi ordinò
Ubbidii subito e anche lui si alzò, continuando a baciarmi, afferrandomi e stringendomi però, stavolta, le chiappe.
“Spogliati puttanella!” mi ordinò ancora perentoriamente
“Signorsì signor tenente” mi arrivò uno schiaffo, non troppo forte per la verità
“Sono capitano ora, stronzetta, non te lo scordare”
“Mi scusi signor capitano” dissi mentre mi toglievo la camicia. Poi mi tolsi facilmente i mocassini quindi via i pantaloni
“Cazzo che spettacolo!” fu il suo commento nello scoprire che avevo lingerie femminile sotto i pantaloni.
“Voltati, fammi vedere tutto quello che mi prenderò fra poco”
Mi girai lentamente e quando tornai a guardarlo era nudo anche lui e si stava masturbando. Il suo cazzo non era largo ma mi sembrò di una lunghezza ragguardevole. Il suo corpo massiccio e muscoloso.
“Signor capitano mi permette di fare io con la bocca quello che sta facendo con la mano?”
“Certo, anzi ti ordino di farlo, inginocchiati e lavoratelo con la bocca”
“Signorsì signor capitano”
Cominciai a leccare il prepuzio all’esterno e all’interno e con la mano cominciai piano a farlo ritrarre fino a scoprire il glande, poi mi dedicai con la lingua al frenulo che man mano veniva fuori, quindi accolsi con le labbra quella cappella che era uscita dalla pelle che l’avvolgeva continuando a leccare il frenulo, Il mio capitano gemeva e mi teneva la testa fra le mani. Mi lasciò fare senza forzarmi, aveva capito che conoscevo bene “l’arte” che stavo esercitando. Il cazzo era ormai totalmente in erezione e a quel punto lo presi tutto in bocca cominciando lentamente a spompinarlo. Lui apprezzava molto
“Cazzo, continua così, mi stai facendo un pompino da vera professionista, dai continua che ti voglio sborrare in bocca, ti faccio ingoiare tutto se fai la brava”
Continuai a spompinarlo più “dinamicamente”, con una mano gli carezzavo le palle, con l’altra lo segavo, fino a che fu lui, guidando la mia testa, a darmi il ritmo giusto sborrandomi copiosamente in bocca alla fine del suo orgasmo. Affondò il cazzo e i primi schizzi mi arrivarono direttamente in gola, poi .in bocca, con meno forza. Lo guardai negli occhi, aprii la bocca e gli mostrai lo sperma che non avevo ancora ingoiato, gli sorrisi e poi deglutii. Mi fece subito alzare e mi infilò la lingua in bocca. Ci scambiammo così un lungo bacio al sapore di sborra.
Mi portò quindi in camera da letto e ci sdraiammo uno a fianco a l’altro.
“Mi piaci molto sai Daniele, anzi posso ribattezzarti Daniela”
“Sì, certo. Peraltro è proprio cosi che mi faccio chiamare quando sono en femme”
“Perché fai anche la travesta?”
“Sì, mi fa sentire molto femmina e sono molto apprezzata dai maschi”
“E lo credo, con questo corpo che hai! Poi quando assaggiano un tuo pompino…”
Scoppiammo a ridere tutti e due. Mi sentivo molto bene insieme a lui.
“Allora la prossima volto ti voglio come Daniela” continuò lui.
“Signorsì signor Capitano, obbedirò”
Posai la mia mano sul suo membro a riposo e lui sulle mie tettine giocandoci. Restammo così per parecchio tempo assopendoci tutti e due. Quando ripresi i sensi vidi che lui dormiva proprio. Il mio spiritello malizioso mi suggerì di ripetere quello che il frocetto della caserma gli aveva fatto la prima notte. Mi chinai piano su di lui e con la bocca ripresi a lavorare il suo cazzo molle. Lui si svegliò subito.
“Che fai puttanella?” mi disse sorridendo
“Non resistevo a vederlo così e poi non volevo essere da meno del frocetto della caserma” dissi ridendo e continuai a slinguare. Anche il cazzo mostrava segni di risveglio. Anzi in poco tempo era duro come prima.
“Dove lo vuoi, in bocca o nel culo?” mi disse
“E’ lei il capitano, io eseguo solo gli ordini”
“Ok, allora girati, ho troppa voglia di incularti”
“Sapessi io?” pensai fra me e me girandomi e mettendomi a pecora.
“Però la prego signor Capitano, vorrei essere lubrificata un po’” gli dissi “nei miei pantaloni c’è un flacone”
Lo prese, si lubrificò il cazzo e me ne spalmò dentro con le dita dandomi già un assaggio di godimento.
Poggiò la cappella turgida al mio buchino e cominciò a spingere; il mio culo era molto voglioso e non oppose resistenza, il cazzo entrò da padrone fino in fondo. Gemetti e lo pregai di continuare così. Mi scopava con estrema dolcezza e fermezza allo stesso tempo.
“Muovi sto culo dai, scopati da sola, troietta” disse ad un certo punto
Mi muovevo avanti e indietro sentendo profondamente gli affondo del suo cazzo e gemendo di godimento. Poi ricominciò lui con maggiore violenza portandomi al settimo cielo, finché la sua sborra mi inondò le viscere.
“Restami dentro e sopra ti prego” ormai, finito il ‘gioco’ gli davo del tu.
Sentivo il suo corpo sopra di me e i suoi baci sul collo. Restammo così per un tempo indefinito.
“Ho scopato parecchi froci” mi disse “ma ti confesso che oggi ho provato qualcosa di diverso e non vedo l’ora di vederti completamente en femme”.
Daniela lo accontentò la volta successiva e per molte altre volte ancora.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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